EREDITÀ IMMATERIALI – Seminari e performance

EREDITÀ IMMATERIALI
Seminari e performance
Venerdì 13 e sabato 14 dicembre 2019_ore 17.00
Palermo, Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino

Richiamando la Convenzione Unesco del 2003 per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino e l’Associazione Folkstudio, in collaborazione con la Fondazione Ignazio Buttitta, organizzano due giornate dedicate al patrimonio culturale immateriale italiano a cui prenderanno parte studiosi e rappresentanti delle pratiche tradizionali dell’opera dei pupi siciliana, del canto a tenore sardo e dei cantastorie ciechi di Catania.

Venerdì, 13 dicembre
ore 17.00 Spettacolo di Opera dei pupi
ore 18.00 Seminario Il patrimonio immateriale italiano
Intervengono: Sergio Bonanzinga, Ignazio E. Buttitta, Marco Lutzu, Ignazio Macchiarella, Rosario Perricone

Sabato, 14 dicembre
ore 17.00 Spettacolo di Opera dei pupi
ore 18.00 Conferenza introduttiva di Sergio Bonanzinga La tradizione dei cantastorie ciechi nella Sicilia orientale
Partecipano: Ignazio E. Buttitta, Giuseppe Giordano, Rosario Perricone

ore 19.00 Novena dei Nanareddi di Catania
ore 21.00 Concerto del Tenore Supramonte di Orgosolo

L’opera dei pupi è il teatro tradizionale siciliano delle marionette. Risalente al 1800, ha riscosso enorme successo presso i ceti popolari ed è considerato uno degli esempi più significativi della memoria storica e dell’identità culturale della Sicilia tanto da essere proclamata dall’UNESCO nel 2001 Capolavoro del Patrimonio orale e immateriale dell’umanità.
I pupi si differenziano dalle altre marionette per il repertorio, prevalentemente incentrato sull’epica cavalleresca, la meccanica, lo stile figurativo, l’organizzazione scenica e il tipo di recitazione.

Quella del canto a tenore è una pratica musicale molto importante per la vita sociale di alcune comunità sarde. Una pratica frequente che simbolizza pensieri e prassi politiche, sociali, culturali dei protagonisti, siano essi esecutori o ascoltatori. Attraverso tale pratica molte persone comunicano fra di loro, manifestano bisogni e istanze della vita contemporanea, rappresentano identità e modi di stare insieme, di interagire reciprocamente, di pensare se stessi e il mondo intorno, rinsaldano la filiazione con il passato rispondendo, nel contempo, alle sfide dei nostri giorni. Nel corso del seminario, in collaborazione de su Tenore Sopramonte de Orgosolo, si ragionerà sull’attualità di un fare musica erroneamente pensato come semplice retaggio del passato.

I suonatori-cantori ambulanti specializzati nel repertorio sacro venivano chiamati orbi perché coloro che intraprendevano questa singolare professione erano in prevalenza ciechi. Di norma si esibivano in coppia suonando il violino e il citarruni (bassetto a tre corde o violoncello) o la chitarra. Le denominazioni ninnariddari o nannareddi, ovvero suonatori di ninnareddi o nannareddi (tradizionali sonate legate alla celebrazione del Natale), e nuviniddaru (lett. ‘novenatore’) pongono in relazione questi musici con le principali occasioni del loro operare, appunto le novene (nuveni) che si svolgevano lungo tutto l’arco dell’anno presso le abitazioni dei devoti (parrucciani) e che culminavano in quella più richiesta e meglio retribuita: la novena di Natale.

Eredità immateriali_14 dicembre

Buttitta, la ricchezza del poeta dei poveri

Buttitta, la ricchezza del poeta dei poveri

L’ANNIVERSARIO Ignazio Buttitta. Chi lo ricorda ha un buon motivo per ripensare ai suoi versi e, opportunamente rileggendoli, riassaporare le rime impeccabili, gli arcaici suoni. Chi niente sa di lui, farebbe bene a curiosare in rete o nei dizionari di letteratura per imparare a conoscere uno dei più grandi poeti italiani del secondo Novecento italiano. E che Buttitta scrivesse le sue poesie in dialetto siciliano (palermitano, è bene specificare, considerata la differenza tra le varie parlate dell’ isola), non autorizza a liquidarlo come un verseggiatore dialettale, a meno che non si dica che è la Sicilia a spiegare Buttitta, come è Buttitta a spiegare la Sicilia. Pochi poeti come lui hanno dato voce alla vasta e storicamente martoriata regione che gli diede i natali, meno ancora ne hanno saputo rendere l’ endemico dramma dell’ emarginazione, della violenza, della miseria, delle lotte (regolarmente perse) dei ceti più deboli. In poche parole, Ignazio Buttitta è stato un poeta di frontiera: l’ inesplicabile, irredimibile frontiera siciliana.
LA VITA Nato nel 1899 (domani, 19 settembre, è il centoventesimo anniversario), Buttitta fu un ragazzo del 99, vale a dire uno di quegli italiani mandati a combattere ancora ragazzi sul finire della Prima guerra mondiale. Questo, assieme alle sue umili origini, lo segnò, ne tracciò il destino di poeta sempre alla ricerca di un mondo migliore, di un’ impossibile giustizia, del riscatto dei più deboli e dei meno garantiti; riscatto che va ricordato non ci fu ai tempi suoi e non c’ è oggi. Scrisse di lui il suo compaesano Renato Guttuso (entrambi di Bagheria, grosso paese quasi attaccato a Palermo): «Ero un bambino di dieci o dodici anni e ricordo, una sera, un corteo con una bandiera rossa, la prima bandiera rossa della mia vita. In testa a quel corteo c’ era Ignazio, il poeta Buttitta, che aveva stampato il suo primo libro di poesie, Sintimintali».
La bandiera rossa non più in mano, ma con essa sempre davanti agli occhi, altri importanti libri avrebbe scritto il poeta dei poveri.
Tra questi, La peddi nova (1963), La paglia bruciata (1968), Io faccio il poeta (1972), Il poeta in piazza (1974), Pietre nere (1983). Tradotti in svariate lingue, anche in cinese, le sue poesie e cantate hanno il sapore di una terra la sua , di un popolo il suo , di una straordinaria testimonianza umana e politica. Soprattutto politica, perché nella vicenda esistenziale e artistica di Buttitta, poesia e politica sono inseparabili. Per questo fu ammirato da Salvatore Quasimodo, il quale tradusse in italiano la sua prima raccolta di versi Lu pani si chiama pani (Il pane si chiama pane, 1954); per questo Pier Paolo Pasolini lo considerava uno dei più grandi poeti. Fu Pasolini, particolare importante nella bio-bibliografia di Buttitta, a suggerire il titolo per uno dei suoi libri più belli: La peddi nova (La pelle nuova).
Nell’ edizione Feltrinelli questo importante volume ebbe la prefazione di Carlo Levi, il quale inquadrò l’ autore nella grande tradizione dei trovatori siciliani («La tradizione dei cantastorie, che vanno di villaggio in villaggio, sulle piazze o nei teatri e cinematografi, e raccolgono le folle ai loro versi e alle loro antiche cantilene, non si è mai interrotta: nei versi e nella chitarra di Ciccio Busacca ritrovi lo schema del passato e le vicende attuali dei banditi, della mafia, dei contadini, dei sindacalisti, del popolo»). Con Ciccio Busacca che ne cantava i versi, negli anni Sessanta Buttitta conquistò il pubblico del Piccolo Teatro di Milano. Ma non solo il grande Busacca va legato alla straordinaria vicenda del poeta, perché, grazie alla sua straziata e straziante voce, anche Rosa Balistreri seppe magicamente tradurre in canto la sostanza, la passione, la rabbia, la speranza di quei versi indimenticabili.
L’ ASPETTO Buttita era un poeta anche nell’ aspetto. Uno di quegli individui chi ha avuto il privilegio di conoscerlo lo sa bene che anche visti da lontano fanno subito pensare a un poeta, alla poesia. Lo era fisicamente, poeta: nel parlare con quella voce ferrosa e antica; nel gesticolare, nel muoversi con quel suo atteggiamento tipico di chi vorrebbe acchiappare il cielo con le mani. Gianfranco Contini in proposito parlò di «esecuzione fisica». Per questo la scomparsa di Ignazio Buttitta (1997) fu una grave mancanza per la poesia e per il teatro che da essa, a volte, può scaturire. Per fortuna esistono e sono in commercio alcune registrazioni delle sue tante esibizioni in pubblico (recital li chiamava lui con una punta di civetteria). E che successo, quegli spettacoli, e che sorpresa per gli spettatori, essendo come si è detto lui stesso, la sua stessa persona a fare spettacolo. E non si limitava a declamare le sue poesie, Buttitta. Nelle esibizioni ampio spazio dedicava ai propri ricordi, agli irresistibili racconti, molti dei quali ambientati a Bagheria (non a caso il paese dov’ è nato anche Giuseppe Tornatore).

Matteo Collura

buttitta

L’Uomo e il Cosmo nella storia. Paradigmi, miti, simboli Palermo, 18/20 settembre 2019

Convegno internazionale di studi
L’Uomo e il Cosmo nella storia. Paradigmi, miti, simboli
Palermo, 18/20 settembre 2019

La Fondazione Ignazio Buttitta, in partenariato con l’INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica – IASF Palermo, Istituto di astrofisica spaziale e fisica cosmica di Palermo, promuove il Convegno internazionale di studi “L’Uomo e il Cosmo nella storia. Paradigmi, miti, simboli”, che si terrà presso le sedi di Palazzo Steri, Sala delle Capriate (18 settembre ore 9-13), del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino (18 settembre, ore 15-19; 20 settembre, ore 9-13) e dell’Oratorio dei Santi Elena e Costantino (19 settembre).
Il convegno, organizzato con la collaborazione dell’Università degli Studi di Palermo, della Fondazione Federico II, dell’ERSU – Ente Regionale per il diritto allo studio universitario di Palermo, del Museo internazionale delle marionette, si propone quale confronto fra studiosi di diverse aree disciplinari (dalla fisica all’antropologia culturale, dalla storia delle religioni e delle tradizioni popolari alla sociologia) per analizzare, da prospettive diverse, la complessa trama di relazioni che lega la cosmologia scientifica e le concezioni “cosmiche” elaborate sia dalle culture antiche e folkloriche sia dalle società contemporanee.
È noto come le visioni del mondo e della vita connesse alle rivoluzioni scientifiche e tecnologiche che hanno contraddistinto la storia umana, quantomeno a partire dall’Età Moderna, abbiano progressivamente impoverito il ruolo occupato dall’uomo nel cosmo. L’essere umano da gorgiana “misura di tutte le cose” diventa così presenza marginale in un cosmo sempre più destituito di ogni prospettiva finalistica. A differenza del pensiero scientifico moderno e contemporaneo, le cosmologie arcaiche e tradizionali attribuivano infatti al rapporto uomo-cosmo una centralità fortemente sacralizzata connessa a una serie di implicazioni mitico-religiose e cultuali ciclicamente rinnovabili.
Sebbene alcune interpretazioni della meccanica quantistica, alla base delle teorie scientifiche contemporanee, sembrino restituire una rinnovata cosmicità all’uomo nell’ambito del rapporto dialettico tra osservatore e osservato, la loro validità rimane questione aperta e oggetto di dibattito. Anche la specificità della Terra come unico luogo in cui si manifesta la vita sembra soltanto il risultato della nostra insufficiente conoscenza; ormai è senso comune l’idea che la Terra non debba avere nulla di speciale nel contesto del cosmo. Questa “nuova” rivoluzione cosmologica ha segnato il mondo contemporaneo, ne condiziona i miti e l’immaginario ma essa richiede, al contempo, un confronto chiarificatore e proficuo con orientamenti storico-scientifici di diverso ambito epistemologico. A ciò si aggiunge come aspetti simbolici di grande interesse rinviano ancora oggi alle cosmologie tradizionali e permangono in ampi strati delle culture popolari contemporanee: dai calendari festivi, ai sistemi di credenze relative alle pratiche magico-religiose e alle rappresentazioni del sacro, emergono una serie di visioni del mondo e del cosmo “altre” rispetto ai paradigmi scientifici odierni.
Soltanto attraverso un contributo sinergicamente orientato tra vari settori delle scienze umane e sociali con le scienze cosiddette “dure” si potrà meglio intendere il valore del rapporto tra cosmo e uomo e, ne varietur, tra cosmo e storia, proponendo così validi orientamenti conoscitivi a fronte del diffuso senso di smarrimento, storico e scientifico al contempo, in cui sembrano versare la società e l’uomo contemporanei.
Comitato scientifico: Luciano Burderi (Università degli Studi di Cagliari); Ignazio Buttitta (Università degli Studi di Palermo); Michele Cometa (Università degli Studi di Palermo); Antonino La Barbera (INAF IASF Palermo); Andrea Santangelo (Università di Tübingen).

La partecipazione al convegno è gratuita previa registrazione.Maggiori informazioni e registrazione sul sito: http://www.ifc.inaf.it/manandthecosmos/

Info:
Fondazione Ignazio Buttitta
+39 091 7026433 / +39 339 1852655
fondazione.buttitta@yahoo.it
info@fondazionebuttitta.it
www.fondazioneignaziobuttitta.org

Antonino La Barbera, INAF IASF Palermo
antonino.labarbera@inaf.it
+39 091 6809463
www.ifc.inaf.it/manandthecosmos/
www.facebook.com/events/2293689050699877/

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“Il mondo magico e le sue rappresentazioni nel Medioevo germanico: regola, trasgressione, trasformazione”

XLVI Convegno annuale dell’Associazione Italiana di Filologia Germanica
“Il mondo magico e le sue rappresentazioni nel Medioevo germanico:
regola, trasgressione, trasformazione”
Palermo, 29/31 maggio 2019

La Fondazione Ignazio Buttitta patrocina il XLVI convegno dell’Associazione Italiana di Filologia Germanica “Il mondo magico e le sue rappresentazioni nel medioevo germanico: regola, trasgressione, trasformazione” che si svolgerà da mercoledì 29 a venerdì 31 maggio presso il Complesso Monumentale dello Steri, il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino e la Sala Lanza dell’Orto Botanico. Il convegno mira a evidenziare le specificità della tradizione germanica relativa al pensiero magico attraverso l’analisi delle testimonianze linguistiche e letterarie, affrontando la materia su basi filologiche, linguistiche e storico-letterarie e nei suoi tanti aspetti non ancora o solo parzialmente indagati. In epoche in cui il “negativo”– difficoltà materiali, disuguaglianze sociali marcate e povertà culturale – incombe sull’uomo, la magia sviluppa e attua forme di protezione, attraverso la costruzione di un ordine magicorituale cui affidare la possibilità stessa dell’esistenza. Contrapponendosi o correndo parallela alla religione, la magia assume un ruolo attivo impossessandosi di mezzi (parole, oggetti, musica, pratiche varie) mediante i quali rivendica un controllo sul mondo.
Nonostante la Chiesa cristiana abbia apertamente condannato le pratiche magiche, la sua stessa concezione del mondo come manifestazione del divino ha alimentato la percezione di demoni e angeli come realtà immanenti e l’accesso al supernaturale come un passaggio essenziale. Nelle culture germaniche medievali la tensione tra paganesimo e cristianesimo si concretizza in forme di abiura e di condanna (che hanno contribuito a cancellare molte testimonianze) e di sincretismo. Contro il soprannaturale si costruisce anche una rete di mediazione attraverso le figure di sante o santi, che operano tramite interventi miracolosi e salvifici.
Sebbene le formule magiche (che impiegano anche simboli, lettere di alfabeti diversi, parole incomprensibili) costituiscano (nell’interpretazione corrente) un genere letterario, in quanto sequenze verbali attraverso le quali si intende ottenere specifici risultati, esse compaiono anche all’interno delle più diverse tipologie testuali. L’approfondimento degli aspetti relativi alla rappresentazione del mondo magico nelle lingue germaniche antiche permette di mettere a fuoco la natura e l’evoluzione di aspetti culturali che si svolgevano parallelamente alla cultura ufficiale e dominante a vari livelli (politico, religioso, economico).
Qui il programma completo del convegno:
http://www.unipa.it/dipartimenti/cultureesocieta/.content/documenti/Programma-Convegno-Associazione-Filologia-Germanica.pdf

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Rosalia e le Altre. Simboli del sacro femminile nel culto rosaliano

Incontro di studio
Rosalia e le Altre. Simboli del sacro femminile nel culto rosaliano
16 maggio 2019 ore 15.30

Palermo, Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Il 16 maggio alle ore 15,30 presso il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, nell’ambito del ciclo #aspettandoilfestino2019 ideato da Vincenzo Montanelli e Lollo Franco in vista del 395° Festino di Santa Rosalia, si terrà il seminario Rosalia e le altre. Simboli del sacro femminile nel culto rosaliano, curato da Ignazio Buttitta e realizzato con la partecipazione del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino e della Fondazione Ignazio Buttitta.
L’incontro si propone una rilettura del complesso universo mitico-cerimoniale rosaliano dove, tra persistenza e mutamento, si manifestano tempi e spazi di quella sacralità femminile “mediterranea” che continua a conferire senso alle molteplici e rinnovate istanze dell’esperienza religiosa contemporanea.
Intervengono Natale Spineto (Università degli Studi di Torino), Massimo Cultraro (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Catania), Rosalba Panvini (Università degli Studi di Catania), Marino Niola (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli), Antonino Frenda (Studio teologico San Gregorio Agrigentino), Piercarlo Grimaldi (Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo), Elisabetta Moro (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli).
A conclusione Kore e Ade, ovvero d’acqua e di fuoco, d’amore e di morte, spettacolo coreutico-musicale a cura del Gruppo di ricerca TrizziRiDonna.
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PANI E GRANI DI SICILIA

Mostra fotografica
PANI E GRANI DI SICILIA
immagini di Leonardo Timpone
Palermo, Mulino Storico del Complesso Monumentale di Sant’Antonino
Giovedì, 16 maggio 2019 ore 17,00

Nell’ambito dell’ottava edizione della Settimana delle culture (11-19 maggio 2019), il Sistema Museale di Ateneo dell’Università degli Studi di Palermo e la Fondazione Ignazio Buttitta allestiscono presso il Mulino Storico del Complesso Monumentale di Sant’Antonino (Piazza Sant’Antonino, 1) la mostra fotografica Pani e grani di Sicilia con immagini di Leonardo Timpone. La mostra, che sarà inaugurata il 16 maggio prossimo alle ore 17,00, è introdotta da interventi di Ignazio Buttitta e Nello Blangiforti. Sono più di 40 gli scatti realizzati da Leonardo Timpone, fotografo sensibile ai temi della cultura contadina e degli antichi metodi di lavoro.
Lo storico Diodoro Siculo ci consegna il mito di una Sicilia “madre delle messi” segnalando l’intima relazione tra culti, istituti festivi e cicli del lavoro contadino già presente nelle Opere e i giorni di Esiodo. I miti come i riti, d’altronde, hanno, più spesso di quanto generalmente si ritenga, profonde radici nei territori, nei paesaggi e nelle vicende che questi territori e paesaggi hanno attraversato. Così come incontri e scontri di popoli, sommovimenti di comunità e di classi, ascese e discese sociali di singoli e di gruppi, sono stati largamente conseguenza più o meno immediata del controllo degli spazi granari e dell’andamento della produzione cerealicola, allo stesso modo le visioni del mondo, le organizzazioni sociali, le forme della cultura materiale, gli immaginari mitico-rituali della più parte degli abitanti delle regioni del Mediterraneo si sono in ogni epoca costruiti sulle vicende del frumento e dei suoi prodotti: il pane innanzitutto, esito concreto di un processo ergologico che con le sue attività, le sue scadenze e i suoi momenti critici regolava e marcava i tempi e le forme del vivere comunitario. Desiderato, ricercato, conteso il pane era, e largamente permane, elemento costitutivo di ogni pasto, dei poveri come dei più abbienti, vera e propria ipostasi del cibo: sia sul piano squisitamente alimentare che sul piano simbolico. Metafora cosmologica e cosmopoietica, sintesi di ogni trasformazione creativa e d’ogni ciclo vitale, nella storia del pane, dal seme al prodotto finito, sono racchiuse ogni storia e ogni umana istanza: la vicenda del nascere, del vivere, del morire, del risorgere; la necessità dialettica tra immanenza e trascendenza come quella tra natura e cultura.
La mostra resterà allestita fino al 31 maggio 2019 ed è visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 18, sabato dalle ore 9 alle ore 12. Ingresso libero.

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Il cinque per mille 2019 alla Fondazione Ignazio Buttitta

Il cinque per mille 2019 alla Fondazione Ignazio Buttitta

La Fondazione Ignazio Buttitta è stata costituita il 4 luglio 2005. Intestata al celebre poeta dialettale di Bagheria, essa nasce per volontà del figlio Antonino Buttitta, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Palermo. L’Assemblea Regionale Siciliana, con Legge Regionale n. 2 del 4 marzo 2005, ne ha riconosciuto l’istituzione.
La Fondazione Ignazio Buttitta non persegue fini di lucro e si propone come prescritto dall’art. n. 1 dello Statuto: “la tutela, lo studio e lo sviluppo della cultura siciliana in tutti i suoi aspetti storici, sociali, artistici e antropologici”.
Per il raggiungimento dei suoi scopi promuove conferenze, congressi, mostre, assegna borse di studio, favorisce attività didattiche per studenti di ogni ordine e grado, sostiene ricerche d’archivio, ricerche sul campo e rilievi fotografici e audiovisuali sulla cultura orale e materiale, assumendosi ogni iniziativa di natura editoriale ritenuta coerente con le proprie ragioni istitutive.
Per donare il 5 per mille alla Fondazione Ignazio Buttita occorre firmare la dichiarazione dei redditi (730, CUD, Certificazione Unica) nello spazio “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett A, del D.Lgs. N. 460 del 1997” e indicare il codice fiscale 90010340827.
Tutte le iniziative culturali e le pubblicazioni edite dalla Fondazione Ignazio Buttitta sono offerte a titolo gratuito e sono consultabili nel sito www.fondazioneignaziobuttitta.org.
Per maggiori informazioni sul cinque per mille e sulle attività della Fondazione Ignazio Buttitta telefonare al numero 091.7026433.

32° Salone internazionale del Libro di Torino 9/13 maggio 2019

32° Salone internazionale del Libro di Torino
9/13 maggio 2019

La Fondazione Ignazio Buttitta partecipa al 32° Salone internazionale del Libro di Torino – 9/13 maggio 2019 con esposizione delle collane Biblioteca della Cultura Siciliana, Ieri e Oggi, Acta Diurna, Materiali per lo studio della cultura tradizionale, Le scritture dell’esistenza, di volumi monografici, cataloghi fotografici, CD e DVD editi dal 2006 a oggi.
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PLENILUNIO RITUAL DE PRIMAVERA LA SEMANA SANTA VIVIDA

Mostra fotografica
PLENILUNIO RITUAL DE PRIMAVERA
LA SEMANA SANTA VIVIDA/
Plenilunio rituale di Primavera
La Settimana Santa vissuta

Palermo, Chiesa di Santa Maria dello Spasimo
Inaugurazione 9 aprile 2019, ore 18

Palermo, 4 aprile 2019
Il 9 aprile, alle ore 18, si inaugura a Palermo, presso la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo (via dello Spasimo, 10), la mostra fotografica “Plenilunio ritual de primavera: la Semana Santa vivida”, promossa dalla Fondazione Ignazio Buttitta in collaborazione con l’Universidad de Valladolid, con il patrocinio del Comune di Palermo – Assessorato alle Culture, con il sostegno della Fondazione Federico II Palermo e con la partecipazione del Centro Internacional de Estudios de religiosidad Popular la Semana Santa, dell’Estudio Teológico Agustiniano, dell’Instituto Cervantes Palermo e del Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino.
La mostra, con la cura scientifica di Ignazio E. Buttitta e José Luis Alonso-Ponga, esporrà, attraverso circa 60 fotografie, le immagini di alcuni intensi momenti legati alla Settimana Santa, ancora oggi fortemente vissuti dalla cittadinanza e dalle confraternite di alcune province di La Rioja e Castiglia y León, proseguendo così nell’approfondimento degli esiti cerimoniali delle relazioni storiche e culturali intervenute tra la Sicilia e il mondo iberico, già avviato nel 2017 con la Fondazione Federico II con la mostra “Pasos e Misteri. La Settimana Santa in Sicilia e Andalusia”. Ciò con il proposito di sostenere percorsi di studio e di ricerca condivisi e di favorire la reciproca conoscenza e la libera circolazione di idee e persone: tutti momenti fondativi e ineludibili di una auspicata ma ancora a venire autentica comunità europea.

“Plenilunio ritual de primavera”, attraverso le fotografie di José Manuel Alfaro, Rafael Sanz Lobato, Rafael López-Monné, Fernando Fernández Sánchez, Juan Bautista Rubio Nistal, Rubén Prieto Ferrero, Daniel Pisabarro Gallego, Eugenio Santos de Mata, David Carracedo Sevilla, Rocío Gato Mateos, Marisol Cámara Ruiz, José Ignacio Aguado e della Cofradía de Ntra. Sra. de las Angustias y Soledad e il video “Tiempo de Pasión. Rituales de Semana Santa”, a cura di José Luis Alonso-Ponga, Julio Grande Ibarra e Pedro García González, presenta testimonianze storiche di straordinaria importanza, rappresentative di riti profondamente autentici e radicati che si sono tramandati pressoché immutati nei secoli, da cui si evincono l’origine e l’evoluzione della Settimana Santa spagnola.

Cinque riti, molto diversi tra loro, che incarnano alcuni aspetti delle cerimonie della Settimana Santa che dal XVII secolo vengono celebrate in Spagna e in altre regioni italiane, un tempo unite sotto l’impero degli Asburgo e dei Borboni e che, nell’insieme, ci aiutano a ricomporre il complesso mondo della religiosità popolare del Mediterraneo: la funzione del “Desenclavo” (lo schiodo dalla croce) e la Procesión del Santo Entierro (processione della Santa Sepoltura) di Bercianos de Aliste; la processione dei disciplinanti soprannominati “picaos”di San Vicente de la Sonsierra; la processione del “Santo Potajero” de La Bañeza; la tradizione dei conqueros della confraternita di Nuestro Padre Jesus Nazareno y Ánimas de la Campanilla di Toro; La Bajada del Ángel” (La discesa dell’angelo), in scena la mattina di Pasqua nella località di Peñafiel.

Attraverso l’esposizione di fotografie e audiovisivi la mostra punta al coinvolgimento empatico del pubblico verso quei riti che sono frutto di un secolare substrato religioso e culturale, scelti per la passione e l’impegno con cui le comunità e le confraternite li tutelano e li praticano, indipendentemente dalle ripercussioni turistiche. Questo patrimonio si converte, per gli amanti del turismo culturale e religioso, in una preziosa esperienza personale e comunitaria.
La mostra, che si concluderà il 23 aprile 2019, sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 17.00 e il lunedì dalle ore 9.30 alle ore 15.00.
L’ingresso alla mostra è libero.

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Guardateci negli occhi

Guardateci negli occhi
mostra fotografica a cura di Monica Modica e Olga Nassis

Domenica, 10 marzo 2019 ore 17
Caltanissetta, Centro espositivo d’Arte Contemporanea

Il 10 marzo alle ore 17 presso il Centro espositivo d’Arte Contemporanea di Caltanissetta si inaugura la mostra “Guardateci negli occhi”, promossa dall’Assessorato alla cultura del Comune di Caltanissetta in collaborazione con la Fondazione Ignazio Buttitta. La mostra è curata da Monica Monica e Olga Nassis, le immagini sono di: Andrea Amendolia, Domenico Aronica, Francesco Bellina, Giuseppe Cannistrà, Giuseppe Cuttitta, Giacomo D’Aguanno, Dario De Blasi, Francesco Faraci, Anna Fici, Rosanna Foti, Rosellina Garbo, Melo Minnella, Renato Pantaleo, Migueel Photos, Fabio Savagnone.

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